venerdì 3 giugno 2011

"Four Lions" di Christopher Morris


È possibile, o meglio auspicabile, ironizzare sull’idiozia di un gruppo di inadeguati kamikaze mussulmani che tentano di fare un attentato a Londra? Il registro comico sembra essere l’unica via davvero percorribile per affrontare argomenti così tragici come il terrorismo islamico. Christopher Morris parte da questo assunto per il suo Four Lions, presentato con successo negli scorsi mesi in diversi festival in giro per il mondo (tra i quali il Sundance, Toronto, Torino e Los Angeles) e da oggi nei cinema italiani.
L’esordio dietro la macchina da presa del regista britannico è una esilarante commedia nera che racconta le alquanto bizzarre e tragicomiche vicende di Omar, Waj, Barry e Faisal (i “leoni” a cui fa riferimento il titolo), quattro imbranati e improbabili islamici londinesi che provano, nei modi più strambi e fracassoni, a pianificare la loro personale jihad contro il consumismo dilagante in un mondo occidentale corrotto e privo di valori. Se i protagonisti aspiranti terroristi fanno la figura degli idioti, ad ogni modo, i reparti speciali che gli danno la caccia di certo non si distinguono per le loro superiori doti strategiche e intellettuali (si veda a tal proposito il comico misunderstanding della maratona finale).


Davvero molti i momenti irresistibilmente comici. Nell’impossibilità di nominare anche solo quelli più riusciti, ci limitiamo a citarne un paio: le due assurde “tecniche anti-sorveglianza” adottate nella speranza ora di non essere rintracciati dai satelliti, ora ripresi dalla telecamere; e il frenetico dialogo  tra Omar e Waj in cui il primo, attraverso un ragionamento a dir poco contorto, cerca di convincere il secondo ad ascoltare il proprio cuore per trovare la forza di farsi esplodere.
La cosa che più sorprende di questo spassoso Four Lions è che, in particolar modo grazie alla sceneggiatura firmata dallo stesso regista insieme a Jesse Armstrong, Sam Bain e Simon Blackwell, riesce nell’impresa di non perdere mai in ritmo e vivacità. Generalmente, infatti, queste pellicole costruite a tavolino per far ridere quasi ad ogni battuta, soffrono sempre di momenti di stanca in cui la tensione comica inevitabilmente si allenta. Four Lions assai abilmente non cade nella trappola e, se si riesce a stare al suo gioco in alcuni casi anche ferocemente dissacrante, si configura come una delle commedie più sorprendenti degli ultimi anni insieme a Soul Kitchen di Fatih Akin. L’unica nota stonata del film sta nella regia fin troppo televisiva e monotona, che si alimenta di sistematici zoom enfatici e leggeri ma continui movimenti irrequieti della macchina da presa in stile reportage che spesso risultano ben poco funzionali alla narrazione (Morris viene da anni di esperienze televisive e si vede). Ancor più esilarante se visto in lingua originale.


Articolo pubblicato su Taxidrivers

5 commenti:

  1. Un film coraggiosissimo, a tratti esilarante e a tratti nerissimo.
    Peccato sia stato così sottovalutato dalla critica.

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  2. aggiunto tra i "Siti amici". Complimenti ancora per il blog!

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  3. guarda, l'ho visto ma non mi ha convinto proprio per niente. l'idea di partenza è molto buona ma il problema del film è che pochissime sono le gag che vanno veramente a segno (l'unica che mi ha fatto proprio ridere è stata la corsetta squat con le borse con gli esplosivi). non mi è sembrato neanche così coraggioso, mi è sembrato solo molto sbagliato.

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  4. A me in realtà hanno divertito molto diverse gag. Da quella iniziale che ironizza sulla realizzazione dei video da parte dei terroristi (con uno di loro che si avvicina alla videocamera per cercare di non far notare il fatto che ha in mano un fucilino giocattolo), passando per la gag della "mossa anti-sorveglianza" o quella del missile lanciato nella direzione contraria, etc etc.
    Sicuramente quella che citi tu è molto divertente, concordo. Però non direi che è un "film sbagliato". Cosa te lo fa pensare? Il fatto che tratti un tema così delicato con il registro della commedia demenziale?

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  5. no, ti ripeto, l'idea di per sè è molto buona. però per farlo devi avere alle spalle un progetto molto solido, a me è sembrato che diversi passaggi siano stati sviluppati in modo molto approssimativo. secondo me, a questo punto, il film doveva optare per un registro molto più provocatorio (stile south park) e invece mi ha dato un po' l'impressione del "vorrei ma non posso".

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