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lunedì 18 giugno 2012

"Cave of Forgotten Dreams" di Werner Herzog: la recensione


Capita di rado di uscire da una sala cinematografica portandosi con sé un senso di meraviglia che perdura per ore dopo la fine della proiezione.  Quando i film sono intensi e molto belli, si prova di solito un senso di piacere, anche fortissimo nei casi più fortunati, che sfocia in una sincera e profonda ammirazione per chi si è rivelato in grado di realizzare quell’opera. Con Cave of Forgotten Dreams si va addirittura oltre, in quanto lo straordinario lavoro di Werner Herzog  assume il fascino di un viaggio mitico, magico e ammaliante alle origini della cultura umana. È davvero complesso, se non impossibile, rendere appropriatamente conto delle potentissime emozioni che scaturiscono dalla visione di questo documentario-capolavoro realizzato all’interno della grotta Chauvet (sud della Francia), scoperta per pura fatalità nel 1994 dallo speleologo Jean-Marie Chauvet (dal cui cognome ha preso nome la grotta) e ospitante delle straordinarie pitture rupestri risalenti a circa 32.000 anni or sono.