lunedì 18 giugno 2012

"Cave of Forgotten Dreams" di Werner Herzog: la recensione


Capita di rado di uscire da una sala cinematografica portandosi con sé un senso di meraviglia che perdura per ore dopo la fine della proiezione.  Quando i film sono intensi e molto belli, si prova di solito un senso di piacere, anche fortissimo nei casi più fortunati, che sfocia in una sincera e profonda ammirazione per chi si è rivelato in grado di realizzare quell’opera. Con Cave of Forgotten Dreams si va addirittura oltre, in quanto lo straordinario lavoro di Werner Herzog  assume il fascino di un viaggio mitico, magico e ammaliante alle origini della cultura umana. È davvero complesso, se non impossibile, rendere appropriatamente conto delle potentissime emozioni che scaturiscono dalla visione di questo documentario-capolavoro realizzato all’interno della grotta Chauvet (sud della Francia), scoperta per pura fatalità nel 1994 dallo speleologo Jean-Marie Chauvet (dal cui cognome ha preso nome la grotta) e ospitante delle straordinarie pitture rupestri risalenti a circa 32.000 anni or sono.


Con una intuizione geniale, Herzog decide di ricorrere all’ultima tecnologia di ripresa, in alta definizione e legata alla tridimensionalità, per mostrare alcune fra le più antiche espressioni artistiche da noi conosciute notizia di pochi giorni che un gruppo di scienziati ha retrodatato fino a 40.000 anni fa alcune pitture rupestri presenti in diversi siti preistorici della Spagna nordoccidentale). E ci si rende subito conto, durante la visione, che non avrebbe potuto fare altrimenti: solo attraverso la profondità propria della terza dimensione, infatti, si poteva davvero rendere giustizia sul grande schermo alle forme sinuose della caverna. Le quali, come viene raccontato nel corso della narrazione, venivano abilmente sfruttate dagli artisti per donare plasticità ai propri dipinti, oltre che una insospettabile sensazione di movimento (in un passaggio assai suggestivo, la voce narrante di Herzog arriva persino a cogliere in questa antichissima espressione artistica una forma di proto-cinema).



Se Wim Wenders in Pina (2011) ricorreva al 3D per restituire al meglio la realtà della danza, qui Herzog compie dunque un’operazione analoga (anche se un anno prima), rendendosi conto che solo giocando con il codice linguistico della profondità avrebbe potuto mettere in scena le pitture in maniera efficace.
Il documentario, oltre ad avere l’immediato e inestimabile pregio di mostrarci qualcosa di magnifico che sarebbe altrimenti precluso ai nostri occhi (da qui l’aura mitica che sottende l’opera: l’accesso alla grotta è ammesso solo a pochi scienziati che, durante periodi circoscritti dell’anno, possono accedervi per motivi di studio), fa riflettere a fondo su come il linguaggio artistico faccia ontologicamente parte del modo di esprimersi dell’essere umano, fin dai suoi primordi. Nel contempo, rappresentando la grotta Chauvet e le straordinarie opere sulle sue pareti attraverso splendidi movimenti di macchina, accompagnati ora dalle stimolanti riflessioni in voice over di Herzog, ora da puntuali interventi di una serie di studiosi della caverna, il lavoro di Herzog raggiunge momenti di alta e rara intensità poetica.



Nonostante le rigide limitazioni imposte dal delicatissimo ambiente delle riprese, il documentario è davvero straordinario dal punto di vista estetico (alcuni movimenti sono inevitabilmente un po’ rozzi, ma questo non fa altro che attribuire una più evidente epicità all’operazione nel suo complesso) e la tecnica del 3D finora non è mai stata così funzionale alle esigenze narrative e della messa in scena.
Cave of Forgotten Dream, prodotto nel 2010 e presentato in molti festival in giro per il mondo (tra i quali i festival di Toronto nel 2010 e di Berlino nel 2011), è stato distribuito in pochi paesi del mondo. In Italia purtroppo ad oggi non ha goduto di una vera e propria distribuzione, venendo proiettato sporadicamente nel corso di questi anni in qualche cinema delle grandi città e recentemente per due giorni nel circuito "The Space Cinema". Se vi dovesse capitare, non fatevi scappare l’occasione di andarlo a vedere: si tratta di un’esperienza indimenticabile



17 commenti:

  1. dove l'hai trovato? è da quando l'hanno presentato a berlino l'anno scorso che vorrei vederlo!

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  2. IL 29 e il 31 maggio scorsi è stato proiettato nella sale italiane del circuito "The Space Cinema". Ne avevo scritto qui per avvisare i lettori:
    http://cinemagnolie.blogspot.it/2012/05/stasera-e-il-31-maggio-lacclamato.html

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    1. ah cavolo, mi è sfuggito!!

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    2. Nel caso in cui dovessi venire a sapere di nuove proiezioni italiane di questo grande documentario, lo scriverò sicuramente su questo blog. Stay tuned! :)

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    3. grazie anche da me :)

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    4. Grazie a te per aver postato i tuoi ringraziamenti, monlonprima! :)

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  3. Condivido tutto, parola per parola. Certo, un soggetto del genere fa già tantissimo (un'irrinunciabile enormità, a volerlo definire), ma anche il modo e il mezzo...

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    1. Assolutamente d'accordo con te, il soggetto in questo caso è davvero determinante.

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  4. ...speriamo che capiti presto l'occasione per poterlo vedere...

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    1. Nel caso in cui si presenti l'occasione, ti farò sapere subito!

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  5. Caro Luca lei non ha idea di quanto mi sia mangiato mani, fegato e financo un bue muschiato per aver clamorosamente mancato (la rima non è voluta) al cinema la proiezione di codesto, sicuro capolavoro. Quando ho visto il cartellone del film, apprendendo che mi ero perso uno spettacolo del Maestro Herzog su di un soggetto che peraltro mi interessava alla grandissima, ho desiderato solo di gettarmi nel vuoto da un'altezza sufficientemente bastevole per escludere ogni possibile rischio di sopravvivenza dopo l'impatto.

    Maledizione, volevo questo documentario, sentivo e sento di aver perso un'esperienza, le sue parole malefiche non fanno altro che acuire il mio senso di annientamento. Per questa ragione è doveroso che lei sappia che una parte di me la detesta profondamente, o buon Luca.

    Mi sembra fin troppo evidente dopo questo articolo che lei rappresenti il Male, venuto qui nella rete ed in visita sul mio improbabile blog-ghetto per farsi beffe di me, per attirarmi nella sua trappola malvagia, per produrre nelle mie regioni basse un'inevitabile trauma da (mi perdoni la mirabilia linguistica) "palo nel culo" tale da impedirmi ogni possibile movimento.

    Mi è concesso solo di pensare, ed ho un solo concetto che ora come ora mi naviga nella testa: PORCA PUTTANA.

    Lei me la pagherà caro Luca, avrò la mia vendetta in questa vita o nell'altra, maledetto.

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    1. Mi sono divertito tantissimo a leggere il tuo commento, hai uno stile di scrittura molto ironico ed esilarante! :)
      Detto ciò, non appena ricapiterà un'occasione di vedere al cinema il documentario di Herzog, te lo farò sicuramente sapere tramite il mio blog, o magari anche venendoti a scrivere un commento sul tuo di blog, promesso!

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  6. Grande Luchetto, lei è un brav'uomo e trasuda sincera passione e puntuale professionalità in ogni suo scritto, la sto leggendo con grande piacere, davvero.

    D'altronde son disceso negli inferi del web proprio per tale ragione, incontrare persone di un certo tipo e con una certa visione delle cose e dell'arte, ne ho un continuo bisogno.

    Blog gradevolissimo il suo, ci tengo a dirlo. Pulito, sobrio, appassionato, edotto ma non per questo elitario o fastidiosamente snob (che poi è l'atteggiamento della peggiore critica cinematografica possibile, quella che detesto profondamente, incapace di cogliere la grandezza ed il talento se non nelle salette d'essai, quella che non sa e non ha mai saputo divertirsi con il Cinema, innanzitutto).

    Lieto di averla sollazzata, a presto.

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    1. Ti ringrazio Defezionario (mi permetto di darti del tu), non avrei potuto sperare in complimenti migliori. Quello che hai detto rappresenta proprio ciò che mi prefiggo di fare quando scrivo di cinema. Mi fa un immenso piacere sapere che tutto ciò arriva ai miei lettori. Grazie davvero.

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  7. Luchetto ho visionato il documentario, ora so, io so tutto. Un viaggio sconcertante ed a tratti ipnotico in un universo impossibile da immaginare, una valanga di secoli praticamente azzerata da quegli incredibili disegni, una grotta-capsula del tempo straniante, stordente come un allucinogeno, pazzesco.

    Esperienza difficile da digerire, proprio come diceva lei, in effetti. La potenza dell'immaginazione è alla base della piena padronanza del viaggio, Herzog illustra ma soprattutto ci invita ad aprire le porte dell'extrasensoriale, unica modalità possibile per compiere un lavoro di acquisizione del dato storico, umano e spirituale che è, in definitiva e con tutta probabilità, ben oltre la nostra portata.

    Ed è anche stata la prima volta in cui non ho odiato a morte il 3D, finalmente funzionale ed appagante.

    Io voglio molto bene a Luca Ottocento, non c'è niente da fare, basta è così. Un saluto.

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    1. Ti ringrazio per le tue riflessioni sul film che hai condiviso qui tra i commenti all'articolo. Una curiosità: dove sei riuscito a vederlo al cinema? Lo stanno distribuendo da qualche parte?

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  8. Ora non più, comunque era al the space di Casamassima (Ba).

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