martedì 13 aprile 2010

Ubriaco d'amore: se l'amore si fa inarrestabile forza redentrice



Molta critica, dopo Boogie Nights e Magnolia, lo aveva apostrofato come un regista di talento ma eccessivamente incline alla pomposità e alla magniloquenza, incapace di muoversi lungo le coordinate di una storia semplice che non esibisse incroci di molteplici linee narrative, pur mirabilmente intrecciate. C'era già chi etichettava (dopo appena tre film!) l'allora trentaduenne Paul Thomas Anderson come un emulo di Robert Altman, la cui poetica sarebbe stata inevitabilmente incentrata sulla rappresentazione di un ricco caleidoscopio di vicende umane. Pur non rinnegando affatto uno dei suoi maestri e delle proprie maggiori influenze cinematografiche (nel 2003, già regista affermato, il nostro ha fatto in Radio America l'aiuto di un Altman in precarie condizioni di salute), la risposta del cineasta californiano non tarda ad arrivare.

Ecco così giungere, a tre anni dal capolavoro Magnolia, Ubriaco d'amore: una storia piccola piccola della durata di appena 90 minuti inclusi i titoli di coda, che narra le surreali disavventure di un uomo goffo, solo, disadattato e vessato da sette sorelle arpie e a dir poco invadenti. Imprenditore alle prime armi, Barry (Adam Sandler) cerca di sbarcare il lunario vendendo sturelli per il bagno quando si accorge che, causa un clamoroso errore di marketing, una ditta di prodotti alimentari che ha stipulato un accordo commerciale con l'American Airlines dà ai clienti la possibilità di ottenere migliaia di miglia gratuite di volo a fronte di una modestissima spesa in budini, polli e cereali. La monotona e solitaria vita di Barry comincia a cambiare nel momento in cui, all'inizio del film, gli viene misteriosamente recapitato davanti all'ufficio un harmonium (c'è chi ha paragonato questo evento indecifrabile alla pioggia di rane in Magnolia) e incontra Lena (Emily Watson), una graziosa e angelica donna che incredibilmente sembra essere seriamente interessata a lui.

Sempre in bilico tra bizzarria e dramma (spesso tendente al grottesco), Ubriaco d'amore ruota attorno ad uno dei personaggi più originali degli ultimi anni e senza esagerare si configura lentamente, con il passare dei minuti, come una delle storie d'amore più anticonvenzionali e inventive della storia del cinema. Almeno per quanto riguarda il cinema americano contemporaneo, ci sembra che solo Se mi lasci ti cancello di Michel Gondry possa competere con quest'opera per ingegnosità e per l'inedito e innovativo approccio al sentimento amoroso.

Pieno di notevoli trovate registiche sempre funzionali alla natura surreale e fiabesca della storia cui assistiamo (il bacio hawaiano mostrato in silhouette, la sagoma di Barry che si fa simile a quella di un alieno mentre sta per salire sull'aereo che lo porterà da Lena), il film si è meritatamente portato a casa la Palma d'oro per la regia al festival di Cannes. Adam Sandler si esibisce nella miglior prova della sua carriera e dimostra di poter essere, se ben assistito da uno script e da un regista all'altezza, un ottimo attore drammatico (per una conferma, si veda il recente Funny People di Judd Apatow). L'utilizzo della componente sonora poi, come in tutti i film di Anderson, è particolarmente curato e significativo, materializzandosi come un forte veicolo di senso: suoni metallici intermittenti, colpi di tamburi, battiti misteriosi e prolungati rumori sordi rendono lo spettatore totalmente partecipe dei sofferti percorsi psichici di Barry.

Sottovalutato da diversi critici nazionali e statunitensi all'epoca della sua uscita, il lavoro di Anderson è stato fin da subito particolarmente apprezzato da cinefili e addetti ai lavori. Inequivocabile il giudizio di un grandissimo regista come Francis Ford Coppola, il quale in una recente interessante intervista rilasciata a LA Weekly ha definito Ubriaco d'amore un film “assolutamente unico, un'autentica opera d'arte”, riferendosi al fatto che ci sono delle pellicole così innovative e diverse che non possono essere paragonate a nessun'altra. Chapeau a Mr. Anderson dunque, cineasta ebbro d'amore per la settima arte.

2 commenti:

  1. io amo Anderson, ma "Ubriaco d'amore", quando lo vidi, mi sembrò una cosa buttata molto lì, sfilacciato, senza struttura, al punto che mi chiesi: ma è lo stesso regista di Magnolia? "The master" non l'ho ancora visto, spero e peso che non mi deluderà, considerato il tema. Ah, sintomatico il fatto che non abbia vinto neppure un Oscar, Scientology è davvero una potenza a Hollywood!

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    1. Io invece trovo "Ubriaco d'amore" un piccolo capolavoro. Con "Se mi lasci ti cancello" e "Beginners" (che all'epoca in cui scrissi la recensione non era ancora uscito), il più inventivo, sincero, anticonvenzionale e profondo film d'amore degli ultimi venti anni.

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