Presentato con successo alla penultima edizione del festival di Venezia, Soul Kitchen si portò a casa con pieno merito il Gran Premio della Giuria, risultando indubbiamente uno dei film più riusciti tra quelli presentati nel concorso del 2009. Il cineasta tedesco Fatih Akin, turco di seconda generazione e già conosciuto per due opere intense e drammatiche come La sposa turca (Orso d’oro a Berlino) e Ai confini del paradiso (premio per la sceneggiatura a Cannes), spiazza per l'autorevolezza che mette in campo nello scegliere con successo la via e le atmosfere della commedia. Dimostrando così di essere un autore eclettico e trovando, alla sua prima incursione nel genere, la commedia perfetta.
Zinos è un giovane tedesco di evidenti origini greche (l'ostico cognome Kazantsakis lascia ben pochi dubbi) ed è proprietario dell'osteria “Soul Kitchen”, alquanto spartana, derivata da un baraccone allo sfascio ma frequentata con assiduità da una serie di fedelissimi clienti che non si distinguono certo per i raffinati gusti culinari (il menù tipo è composto da spaghetti alla panna, cotolette e patatine fritte). Con l’aiuto dell'affascinante cameriera Lucia, il nostro manda avanti l’attività tra alti e bassi, sempre alle prese con bollette e affitto da pagare. Dopo essersi goffamente infortunato alla schiena per un banale incidente domestico, però, si trova costretto a cercare un nuovo cuoco. È in questo momento che decide di offrire il posto di lavoro a Shayn, un geniale e irrequieto chef licenziato da un ristorante di classe a causa del suo comportamento iracondo. A questo punto diviene dunque prioritario, pena il fallimento, spostare il target di riferimento del locale. Nel frattempo, Zinos si imbatte in un vecchio compagno di scuola che non vede da anni e nel fratello Illias, uno scassinatore con poca voglia di lavorare che ha finalmente la possibilità di uscire di galera. Da qui in avanti molti avvenimenti sconvolgeranno la vita del protagonista, in continuo affanno nel cercare di ovviare alle innumerevoli sventure che inesorabilmente lo investono, quasi fosse una sorta di Paperino degli anni 2000.
Frizzante e spassosa, la pellicola ha il pregio (a dire il vero piuttosto raro per una commedia frizzante) di non incappare mai in una sola stonatura. Arrivando ad essere in più occasioni davvero esilarante. Se ne potrebbero fare in serie, ma a titolo esemplificativo ci limiteremo ad un solo esempio: durante una serata in cui il locale è molto frequentato, nel preparare un piatto particolare lo chef abbonda volontariamente nel dosaggio di un ingrediente dagli effetti afrodisiaci. Una rigida agente del fisco, presa in seguito dal desiderio, finisce per fare sesso nel bel mezzo dell'osteria con il compagno di classe di Zinos. Il mattino successivo, Zinos si congratulerà sinceramente con l’amico facendogli notare di aver “fottuto il fisco”.
Incentrato come tutti i precedenti lavori di Akin attorno alla vita di immigrati o tedeschi di origine straniera, Soul Kitchen ha ritmo, vivacità e brillantezza invidiabili. Costruito con indubbia sapienza drammaturgica, mette in campo trovate narrative e visive di notevole efficacia che si sviluppano felicemente di pari passo con le costanti evoluzioni musicali della ricca e colorata colonna sonora. Adam Bousdoukos, l'interprete di Zinos, fornisce una prova d'attore sorprendente, trasmettendo in modo impagabile diversi aspetti comici del proprio personaggio mediante la mimica dell'intero corpo. Insomma, non manca davvero nulla a questa commedia-fumetto dai toni scanzonati ma non priva di sfumature malinconiche. Divertita ed estremamente divertente: in una parola, imperdibile.
Veramente un bel film!
RispondiEliminaScorrevole, senza stonature come dici, lo vidi con un mio amico ed in sala eravamo in quattro. Pochi ma buoni....
Ciao!
Ciao Giampaolo, non lo rivedo dal 2010 ma lo ricordo come una delle commedie più divertenti e raffinate degli ultimi anni. Meritatissimo il Gran Premio della Giuria al Festival di Venezia del 2009!
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