sabato 30 aprile 2011

"Once" di John Carney


Questo piccolo interessante film, all’epoca dell’uscita nel 2007, è divenuto con il passare dei mesi un vero e proprio caso, forse “il” caso di quella stagione cinematografica. Costato la misera cifra di 150 mila euro e girato in tre settimane con due videocamere digitali, raccolse moltissimi consensi da parte della critica statunitense e riuscì nell’impresa di guadagnare, facendo leva su un notevole passaparola, circa nove milioni e mezzo di dollari nei soli States. Ottenendo poi undici nel resto del mondo.

Potrebbe dunque spiazzare sapere che si tratta di una sorta di musical irlandese che narra la storia d’amore tra un dublinese ed una ragazza immigrata della Repubblica Ceca, ben interpretati da due attori sconosciuti (Glen Hansard e Marketa Irglova), la cui attività principale è quella di musicisti. Uniti dalla grande passione per la musica (lui è un cantautore che suona la chitarra, lei è un’amante del piano), i due personaggi si incontrano per strada durante una performance stradale dell’uomo. Da questo momento nasce un intenso rapporto tra loro, i quali arrivano anche a registrare in uno studio semi-professionale alcune delle canzoni scritte da lui. Lo sviluppo della storia non sarà affatto scontato.

sabato 23 aprile 2011

"Ritratto di mio padre" di Maria Sole Tognazzi


A due anni dalla presentazione in concorso del deludente L’uomo che ama, dramma sentimentale privo di intensità con protagonista Pierfrancesco Favino, lo scorso ottobre Maria Sole Tognazzi è tornata al festival del cinema di Roma fuori concorso, aprendo la quinta edizione della kermesse capitolina con il racconto intimo, suggestivo e dal forte impatto emotivo del padre Ugo.
La Tognazzi, in poco meno di un’ora e mezza, elabora un ritratto appassionato e vivace del grande attore lombardo, intrecciando con indubbia abilità una molteplicità di immagini di repertorio (dai numerosi estratti di apparizioni televisive o di lungometraggi fino ai filmini domestici in Super-8 che lo stesso attore amava girare per ritrarre attimi della propria vita familiare) con interviste ad alcuni dei principali protagonisti del mondo dello spettacolo che lo hanno frequentato e conosciuto (Monicelli, Bertolucci, Scola, Piccoli, Lizzani, Avati, Placido) e ai figli Ricky, Gianmarco e Thomas.

mercoledì 20 aprile 2011

"Che - Guerriglia" di Steven Soderbergh


Dopo aver concordato con Fidel Castro (la somiglianza di Démian Bichir con il politico cubano da giovane è sorprendente) la partenza e, a grandi linee, come avrebbe dovuto svilupparsi la sua azione rivoluzionaria, un Guevara opportunamente travestito da funzionario dell'Organizzazione degli Stati Americani si dirige in Bolivia per portare a compimento il proprio progetto di esportazione della rivoluzione. Qui dovrà scontrarsi con una serie innumerevole di difficoltà e complicazioni che porteranno il tentativo rivoluzionario al fallimento (come del resto era avvenuto anche in Congo qualche anno prima), prima ancora che alla sua stessa morte. 

domenica 17 aprile 2011

Volge alla fine il "Linea d'Ombra - Festival Culture Giovani (13-17 aprile 2011)"


Si chiude oggi il Linea d’Ombra – Festival Culture Giovani, il festival di cortometraggi salernitano giunto ormai alla sua sedicesima edizione. Quest’anno noi di Cinemagnolie abbiamo avuto il piacere e l’onore di parteciparvi come giurati all’interno di una speciale giuria web istituita per la prima volta in questa edizione e composta da alcuni dei migliori siti e blog cinematografici del panorama italiano.
Il festival si è suddiviso in quattro macro-sezioni principali (cinema, musica, performing art e scrittura), oltre ad aver offerto, tra le altre iniziative, un workshop a cura del noto documentarista Gianfranco Pannone e uno stage di cinema condotto dal cineasta Giorgio Diritti, autore de Il vento fa il suo giro e L’uomo che verrà.

sabato 16 aprile 2011

"Che - L'argentino" di Steven Soderbergh


Ormai il modo di operare di Steven Soderbergh all'interno dell'industria hollywoodiana è noto ai più: fare uno o due film scanzonati e pieni zeppi di star, per poi acquisire il credito necessario per poter girare con libertà pellicole meno commerciali e più sentite, alle quali tiene particolarmente. D'altronde questa tattica, che non costituisce certo una novità, l'ha ultimamente fatta propria anche il suo fido amico e socio in affari George Clooney, il quale sempre grazie alla trilogia di Ocean è riuscito a portare avanti i propri (notevoli) progetti da regista (Confessions of a Dangerous Mind, Good Night and Good Luck, In amore niente regole). Tornando a Soderbergh, comunque, se Ocean's Eleven era stato il preludio a Solaris e Full Frontal e Ocean's Twelve era stata la conditio sine qua non del bel Bubble, Ocean's 13 e The Good German hanno portato all'opera-fiume su Che Guevara, presentata nel 2008 a Cannes in versione integrale e distribuita nel mondo (con molta difficoltà, soprattutto negli States) divisa in due parti da due ore circa ciascuna.

lunedì 11 aprile 2011

L'ultimo Scorsese: tra Storia, Presente e Memoria


Nell'ultimo decennio non v'è dubbio che l'immagine di Martin Scorsese (Flushing, Long Island, 1942), cresciuto nel cuore della Little Italy della Grande Mela, sia andata strettamente legandosi all'industria hollywoodiana. Infatti se si tralascia la produzione documentaria — The Blues: Dal Mali al Mississippi, 2003; No Direction Home: Bob Dylan, 2005; Shine a Light, 2007; oltre a Il mio viaggio in Italia del 2001, sorta di seguito all'affascinante e ricca lezione di cinema del 1995 Viaggio personale con Martin Scorsese nel cinema americano —, ci si accorge che Gangs of New York, The Aviator (2004) e The Departed (2006) sono costati mediamente 100 milioni di dollari, venendo finanziati principalmente da colossi come Miramax e/o Warner Bros.
Siamo ben lontani dunque dai tempi degli esordi, in cui si guardava un film di Scorsese e si pensava alla libertà e alla genuina creatività di John Cassavetes (lo stesso regista italo-americano ha dichiarato, a metà degli anni novanta, di aver sempre cercato fino a quel momento di unire nel suo cinema Orson Welles e il simbolo del versante finzionale del New American Cinema). E indubbiamente i budget consistenti portano in dote un bagaglio di compromessi difficili da respingere: si pensi agli ingenti tagli (ben 51 minuti!) imposti dalla produzione in Gangs of New York, che oltre a renderne la narrazione a tratti discontinua ne ritardarono l'uscita di un anno; oppure alla manifesta tendenza agiografica espressa in The Aviator, forse l'opera di Scorsese figurativamente più intensa e ispirata degli ultimi anni, in cui però non si fa alcun riferimento al notorio razzismo e antisemitismo del grande imprenditore americano.

martedì 5 aprile 2011

"Il discorso del re" di Tom Hooper


Con molto ritardo, posto la mia sintetica recensione de Il discorso del re, pronta da poco dopo l’uscita del film nelle sale e rimasta poi nei recessi di una cartella del mio computer per quasi tre mesi.

L’opera di Tom Hooper racconta con invidiabile rigore formale la storia di re Giorgio VI, riuscendo a rendere interessante la vicenda del secondogenito balbuziente di Giorgio V, trovatosi all’improvviso a dover sostituire il fratello maggiore sul trono dell’Impero Britannico. Per le due ore scarse di narrazione non succede quasi nulla, oltre ai perseveranti e sofferti tentativi del re atti a superare l’ingombrante problema della balbuzie. Fino al picco emotivo che coincide con il discorso del re (da qui, per l'appunto, il titolo del film) al popolo del 3 settembre 1939, giorno dell’entrata in guerra della Gran Bretagna contro la Germania di Hitler.