mercoledì 12 settembre 2012

"The Master" e il Leone d'oro perduto; il prossimo film di Paul Thomas Anderson sarà "Inherent Vice"


Negli ultimi giorni si è sempre più diffusa l'indiscrezione secondo cui la giuria del Festival di Venezia presieduta da Michael Mann, oltre al Leone d'argento per la miglior regia e la Coppa volpi ex-aequo per le interpretazioni di Philip Seymour Hoffman e Joaquin Phoenix, avrebbe in un primo momento deciso di assegnare a The Master anche il Leone d'oro
La notizia è stata data per prima da Hollywood Reporter (che ha citato come fonte un anonimo membro della giuria) poco dopo l'ufficialità del verdetto, per poi essere rilanciata dai media di tutto il mondo. A seguito della richiesta da parte dei vertici della Biennale di deliberare nuovamente l'elenco dei premiati (secondo il regolamento veneziano, al film vincitore del Leone d'oro non può essere attribuito nessun altro premio), la giuria avrebbe deciso di conferire il Leone d'oro a Pieta di Kim Ki-duk per poter essere libera di attribuire due premi invece che uno, il principale, a The Master. Sembrerebbe infatti che Mann e gli altri giurati non se la siano sentita di sacrificare il premio alle interpretazioni di Hoffman e Phoenix, come invece fece nel 2008 la giuria di Wim Wenders (che diede il Leone d'oro a The Wrestler di Darren Aronofsky, dovendo poi rinunciare ad assegnare la Coppa Volpi al preferito Mickey Rourke).


Questa storia, per quanto sia impossibile da verificare con certezza, spiegherebbe le parole di Michael Mann, il quale sia all'inizio della cerimonia di premiazione che in apertura di conferenza stampa finale, ha voluto precisare con chiarezza che la sua giuria si era dovuta adeguare ad un regolamento che non permetteva di conferire più premi al film vincitore del Leone d'oro (l'unico premio cumulabile, in ogni caso non con il Leone d'oro, era proprio la Coppa Volpi).
Al di là delle polemiche e delle indiscrezioni sul palmarès della 69a edizione del Festival di Venezia – per tacere della ormai celebre gaffe legata allo scambio di premi tra il Gran Premio Speciale della Giuria e il Leone d'argento –, la lieta notizia per gli estimatori di Paul Thomas Anderson è che il cineasta losangelino in questi giorni ha per la prima volta ammesso alla stampa statunitense di stare già scrivendo la sceneggiatura del suo prossimo film, che sarà un adattamento di Inherent Vice (2009), il recente romanzo di Thomas Pynchon edito in Italia da Einaudi con il titolo Vizio di forma. Prodotta sempre dalla Annapurna Pictures di Megan Ellison, la pellicola racconterà le vicende di Doc Sportello, un investigatore privato con la passione per le droghe che nella Los Angeles a cavallo tra gli anni sessanta e settanta si trova coinvolto in una indagine tanto complessa quanto bizzarra.

5 commenti:

  1. Molti dicono di essere rimasti delusi dal film, ti dico la mia. Dammi pure del talebano fondamentalista, ma The Master era svariate spanne sopra tutti gli altri film in concorso. Lasciando perdere i vari regolamenti del festival, a rigor di logica avrebbe meritato ogni premio, e' perfetto, una regia che e' una enciclopedia di tecniche cinematografiche, e' scritto da dio, due interpretazioni che si scolpiscono nella memoria, uno sviluppo non lineare coraggioso, audace. Il "mattone coreano" e' un film decisamente inferiore, ma ha vinto perche' e' il classico film attuale premiato al festival. The Master era il film della mostra, forse il film dell'anno. Va rivisto, va studiato. Un film per scienziati, filosofi...mi fermo qui

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    1. Ciao Stefano. Per quanto abbia delle perplessità su "The Master" riguardo allo sviluppo della storia e del rapporto tra i due personaggi principali, come affermo nella mia breve recensione veneziana, condivido pienamente quanto dici: era comunque di gran lunga superiore a ogni altro film in concorso e avrebbe, in linea puramente teorica, meritato tutti i premi principali (la stessa prova di Amy Adams è a mio parere superiore a tutte le altre interpretazioni femminili viste al Lido...).
      "Pieta" mi sembra sia stato parecchio sopravvalutato e le numerose indiscrezioni degli ultimi giorni sul palmarès confermano che la stessa giuria era pienamente consapevole della superiorità di "The Master". Ma d'altronde credo che la cosa sia palese, sotto ogni punto di vista ...
      Detto ciò, non vedo l'ora di rivedere "The Master" per poterlo valutare in maniera più approfondita.

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  2. sono stato a Venezia e ho visto il film..
    Penso che l'interpretazione di Philip Seymour Hoffman, Joaquin Phoenix e Amy Adams siano a dir poco mostruose.
    C'è la scena dell' analisi-ipnosi di stampo scientologiano, tutta in piano sequenza, un crescendo incredibile, una delle migliori che abbia mai visto. Lo giuro.
    Il film però mi è parso senza sale, senza uno scheletro robusto, prolisso a tratti.
    Pietà non sono riuscito a vederlo quindi mi astengo da qualsiasi giudizio su di esso ma penso che il Leone d'oro a The Masters sarebbe stato un premio immeritato..

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  3. Non avrei premiato il film, ma gli attori senza alcun dubbio...
    Al solito al nostro filone italiano neanche l'ombra e.. accontentiamoci di andare a vederli!
    Un abbraccio.

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  4. @Alessandrohatesalot e nella
    Dopo una prima visione, ciò che mi ha spiazzato di "The Master" è stato che non sono sono riuscito ad individuare dove volesse realmente andare a parare e cosa, in fondo, ci volesse dire il regista. Il punto di vista sulla storia di Paul Thomas Anderson, insomma. In questo credo di rivedermi in parte in quello che scrivi, Alessandrohatesalot ("senza sale, senza uno scheletro robusto, prolisso a tratti"). Non escludo però che mi possa essere sfuggito qualcosa durante la prima visione veneziana e non mi sorprenderei se in futuro potessi arrivare ad apprezzare "The Master" anche dal punto di vista dello sviluppo drammaturgico (che punta molto sul non detto, apparentemente fino all'eccessiva cripticità). Detto ciò, nonostante tutto (e questo dà l'idea di quale fosse il livello medio delle opere in concorso quest'anno al Lido), "The Master" mi è comunque sembrato il film che più meritasse il Leone d'oro, considerato il livello eccelso di regia, fotografia, interpretazioni, colonna sonora. È chiaro però che, visto che stiamo parlando di un film apparentemente non completamente riuscito, perlomeno sul piano dello sviluppo della storia e del rapporto tra i due personaggi, i due premi ricevuti vanno già più che bene.

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