In attesa di conoscere i nomi dei vincitori della 69a edizione del Festival di Venezia, che saranno svelati a breve nel corso della cerimonia di premiazione che si svolgerà a partire dalle 19 in Sala Grande, qui sotto vi propongo le mie recensioni di due degli ultimi film presentati al Festival di Venezia: Passion di Brian De Palma e The Company You Keep di Robert Redford.
Nel frattempo il Mouse d'oro, per il quale ho fatto parte della giuria, ha decretato i suoi vincitori: il Mouse d'oro al miglior film in concorso è andato al sopravvalutato Pieta di Kim Ki-duk, mentre il Mouse d'argento, assegnato dalla critica online italiana al film più apprezzato tra quelli non in concorso, è stato assegnato ad Anton's Right Here di Lyubov Arkus.
Passion (Brian De Palma)
Passati ormai cinque anni da Redacted (2007), che
proprio qui al Lido si aggiudicò il Leone d’argento per la miglior regia, Brian
De Palma è tornato dietro la macchina da presa con il deludente remake di Crime
d’amour (2010) di Alain Corneau, pellicola ancora inedita in Italia vista
due anni fa al Festival di Roma.
Christine (Rachel McAdams) e Isabelle (Noomi Rapace)
lavorano nella sede berlinese di una importante agenzia pubblicitaria. La prima
è un’affermata manager, la seconda una promettente dirigente alle sue
dipendenze. Isabelle ammira Christine ed è attratta dal potere che ella
rappresenta. Christine si dimostra però sin da subito molto abile nello
sfruttare a proprio vantaggio tale situazione, giungendo ad appropriarsi dei successi
professionali della più ingenua collega allo scopo di ottenere una prestigiosa
promozione. Le due donne, legate da un rapporto in cui fascinazione e seduzione
rivestono un ruolo rilevante, si dividono anche lo stesso uomo: Dirk, il loro
collega direttore finanziario. Tale stato delle cose porterà a tragiche
conseguenze.
Se il film di Corneau, perlomeno nella prima parte della
narrazione precedente il debole sviluppo delle indagini poliziesche, descriveva
in modo piuttosto intrigante l’ambigua relazione tra Christine e Isabelle
(interpretate rispettivamente da Kristin Scott Thomas e Ludivine Sagnier), Passion
non è in grado di ricreare con efficacia la tensione psicologica
dell’originale. Chi si aspetta che il remake di De Palma possa approfondire
ulteriormente la psicologia delle due protagoniste, proponendo inoltre un
intreccio investigativo più convincente di quello presente in Crime d’amour,
rimarrà inevitabilmente insoddisfatto.
Nonostante le buone prove fornite dalle attrici protagoniste
Rachel McAdams e Noomi Rapace, l’evoluzione drammaturgica di Passion
risulta nel complesso di scarso interesse e il film, a partire dalla seconda
metà, si trascina piuttosto stancamente verso un finale ridondante. La
sostanziale mancanza di ispirazione di De Palma (autore unico della
sceneggiatura) è particolarmente evidente non solo dal punto di vista
narrativo, ma anche sul piano dello stile: paradigmatico, a tal proposito,
l’insistito e sterile split screen che accompagna uno dei principali
momenti di snodo della trama.
The Company You Keep (Robert Redford)
Jim Grant (Robert Redford) è un avvocato benestante che, a
seguito della recente morte della moglie, cresce da solo la figlia undicenne
tentando di gestirsi al meglio tra impegni lavorativi e doveri di padre single.
La sua vita viene improvvisamente sconvolta quando uno degli ex membri della “Weather
Underground”, un’organizzazione di violenti attivisti sorta alla fine degli
anni sessanta dalla scissione interna al movimento “Students for a Democratic
Society”, viene arrestata dalla polizia dopo tre decenni di latitanza. È a
questo punto che l’intraprendente giornalista Ben Shepard (Shia Labeouf) inizia
ad indagare sui responsabili di una rapina in banca avvenuta trent’anni prima e
conclusasi in omicidio. Grazie alle sue ricerche, il giovane reporter scopre ben
presto che Grant, prima di costruirsi una nuova esistenza sotto falsa identità,
è stato uno dei leader della Weather Underground ed è tuttora ricercato con
l’accusa di aver preso parte alla tragica rapina. Divenuto l’obiettivo di una
imponente caccia all’uomo, Grant è costretto a fuggire con la speranza di
riuscire nel frattempo a trovare il modo per dimostrare la propria innocenza.
Tratto dall’omonimo romanzo di Neil Gordon del 2003 e
sceneggiato da Lem Dobbs, The Company You Keep richiama con evidenza la
tradizione del thriller politico statunitense emerso negli anni settanta, che
ha avuto tra i principali esponenti registi quali Sidney Pollack e Alan J.
Pakula e di cui lo stesso Redford, in qualità di attore, è stato protagonista
(si pensi, a mero titolo esemplificativo, a uno dei film più noti: Tutti gli
uomini del presidente, 1976).
Ben scritta e ottimamente recitata da un cast assai ricco –
oltre ai citati Redford e Labeouf ci sono, tra gli altri, Julie Christie, Susan
Sarandon, Richard Jenkins, Chris Cooper, Stanley Tucci e Nick Nolte – la
pellicola si rivela nel suo insieme solida e piuttosto avvincente. Attraverso
forme e canoni del cinema d’intrattenimento e privilegiando al contempo uno
sguardo intimista di un certo fascino, The Company You Keep ha il pregio
di stimolare una riflessione apprezzabile e non banale sugli errori, i
fallimenti ma anche le ragioni del diffuso e variegato movimento attivista che,
tra la fine degli anni sessanta e la prima metà degli anni settanta, si oppose
in particolare alla politica estera interventista del governo statunitense.
Le due recensioni sono state precedentemente pubblicate in un articolo scritto per Alfabeta2.it
Le due recensioni sono state precedentemente pubblicate in un articolo scritto per Alfabeta2.it
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