A due anni dalla presentazione in concorso del deludente L’uomo che ama, dramma sentimentale privo di intensità con protagonista Pierfrancesco Favino, lo scorso ottobre Maria Sole Tognazzi è tornata al festival del cinema di Roma fuori concorso, aprendo la quinta edizione della kermesse capitolina con il racconto intimo, suggestivo e dal forte impatto emotivo del padre Ugo.
La Tognazzi, in poco meno di un’ora e mezza, elabora un ritratto appassionato e vivace del grande attore lombardo, intrecciando con indubbia abilità una molteplicità di immagini di repertorio (dai numerosi estratti di apparizioni televisive o di lungometraggi fino ai filmini domestici in Super-8 che lo stesso attore amava girare per ritrarre attimi della propria vita familiare) con interviste ad alcuni dei principali protagonisti del mondo dello spettacolo che lo hanno frequentato e conosciuto (Monicelli, Bertolucci, Scola, Piccoli, Lizzani, Avati, Placido) e ai figli Ricky, Gianmarco e Thomas.
Ritratto di mio padre ricostruisce cronologicamente la carriera di Ugo Tognazzi sin dagli esordi cremonesi del vaudeville, raccontando con brio le prime esperienze televisive e cinematografiche in coppia con Raimondo Vianello fino al ritorno al teatro negli ultimi anni della sua vita, quando il feeling con il grande pubblico andava progressivamente affievolendosi. Soffermandosi metodicamente tanto sull’itinerario artistico che su quello umano, ci viene suggerito a più riprese come sia impossibile avvicinarsi con cognizione di causa alla figura di Ugo Tognazzi senza considerare come profondamente interconnessi l’artista e l’uomo.
Dalle molteplici testimonianze presenti nel documentario, emerge il ritratto di un uomo di teatro e di cinema dal talento poliedrico, di uno spirito libero socievole e generoso che amava essere circondato da amici per evitare il confronto con quel senso di solitudine con cui, per sua stessa ammissione, non sapeva in alcun modo convivere (“Io odio la solitudine”, afferma malinconicamente l’attore in uno dei documenti presenti nell’opera). Rifuggendo ogni approccio edulcorante o manicheo, Maria Sole Tognazzi costruisce un sobrio e lineare impianto narrativo che le permette di coinvolgere ed affascinare lo spettatore. Ciò che ne risulta è un documento commovente, intenso ed estremamente interessante su uno degli attori italiani più significativi del secondo Novecento. Non distribuito al cinema, il documentario è uscito in dvd lo scorso 5 aprile.
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