Il secondo lungometraggio di Ami Canaan Mann, figlia del celebre
regista Michael Mann (qui in veste
di produttore), è un perfetto esempio di quanto sia fondamentale, ai fini del buon
esito di una pellicola, una sceneggiatura solida e coerente. Se viene a mancare
questa componente fondamentale, infatti, non c’è altra virtù artistica, per
quanto raffinata, che possa davvero rimediare all’assenza: il risultato sarà
sempre un film con evidenti problemi, lungi dal poter essere considerato riuscito.
Del resto, fin dall’epoca dello sviluppo del linguaggio classico registi e
produttori di Hollywood si sono accorti di questo dato ineludibile. Tant’è che
non capita spesso di imbattersi in un caso come Le paludi della morte,
dove le diverse incongruenze della sceneggiatura finiscono per compromettere un
film assai suggestivo dal punto di vista della messa in scena e con degli
attori in grado di fornire prove di ottimo livello. Generalmente, infatti,
quando la sceneggiatura non è all’altezza, la regia e soprattutto il cast ne pagano
proporzionalmente le conseguenze.
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domenica 10 giugno 2012
martedì 3 maggio 2011
Darren Aronofsky presiederà la giuria del prossimo festival di Venezia
È notizia di qualche giorno fa che Darren Aronofsky sarà il presidente della giuria della 68a edizione del festival di Venezia, che si svolgerà dal 31 agosto al 10 settembre. Per le indiscrezioni sui possibili film che entreranno a far parte del concorso è ancora presto, ma l'annuncio della Biennale è già una grande notizia. Il quarantaduenne cineasta di Brooklyn dopo Pigreco (1998), Requiem for a Dream (2000), The Fountain (2006, il suo film meno convincente, ma comunque ambizioso, emozionante ed esteticamente suggestivo) e The Wrestler (2008, Leonde d'Oro al festival di Venezia del 2008), con il potentissimo e disturbante Il Cigno Nero è riuscito persino a conquistare, per la prima volta nella sua carriera, il botteghino. Il film che tre mesi fa ha fruttato l'Oscar a Natalie Portman, infatti, cupo e ansiogeno, ha inaspettatamente guadagnato 294 milioni di dollari in tutto il mondo, a fronte dei 13 milioni dei costi di produzione. Questo strepitoso successo ha permesso ad Aronofsky di non onorare l'accordo precedentemente stipulato con la Fox (produttrice e distributrice de Il Cingo nero), che lo aveva ingaggiato per dirigere il sequel di Wolverine con Hugh Jackman.
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