Dall'ultima volta che ve ne ho parlato, confermandovi l'uscita statunitense di The Master per il 12 ottobre 2012, non ci sono state novità sostanziali riguardo alla nuova ambiziosa opera di Paul Thomas Anderson. Lo scorso 18 aprile è uscito sul sito del New York Times un interessante articolo sul film (potete leggerlo qui), che però non dice molto di più di ciò (quel poco) che era già noto. Il giorno successivo, il 19 aprile, è stata annunciata la selezione ufficiale del festival di Cannes e si è avuta la conferma – come d'altronde vi avevo anticipato in più di un'occasione – che la pellicola, non ancora pronta, non sarà proiettata nel prestigioso conteso della Croisette. Grazie al blog Cigarettes and Red Vines, circa un paio di giorni fa sono venuto a conoscenza del fatto che la assai rispettata American Cinematographer, la rivista della prestigiosa associazione americana dei direttori della fotografia, nel nuovo numero di maggio contiene un articolo intitolato Tales of Ordinary Madness.
All'interno dell'articolo in questione, il direttore della fotografia Robert Elswit racconta la sua esperienza sui set di Boogie Nights e Magnolia. Il fido collaboratore di Anderson, che aveva curato in modo eccellente la fotografia di tutti i precedenti film del cineasta losangelino, a partire dal poco conosciuto esordio Sidney fino ad arrivare a Il petroliere (che fruttò a Elswit l'Oscar), causa irrisolvibile incompatibilità di impegni ha dovuto a malincuore rinunciare a The Master. Come vi ho già raccontato a suo tempo, Anderson, dopo il rifiuto della Universal di produrre il film (ufficialmente per questioni di budget, anche se si si è scritto molto di un imbarazzo legato ai presunti riferimenti della pellicola a Scientology, setta religiosa potentissima ad Hollywood), si è visto costretto a rimandare l'inizio delle riprese di circa un anno, tanto che ormai il progetto cinematografico sembrava irrimediabilmente archiviato. Sopraggiunta poi la salvifica figura della giovane e ricchissima produttrice Megan Ellison, il film si è finalmente sbloccato, ma Elswit aveva nel frattempo firmato per Mission Impossible - Protocollo Fantasma. A questo punto, data l'impossibilità di liberarsi di Elswit e l'improponibilità, una volta trovati finalmente i soldi per girare, di rimandare l'inizio delle riprese, Paul Thomas Anderson ha optato per il giovane e talentuoso direttore della fotografia romeno Mihai Malaimare Jr., conosciuto in particolare per l'ottimo lavoro svolto in Un'altra giovinezza e Segreti di famiglia di Francis Ford Coppola.
Ad ogni modo, al di là del breve riassunto di alcuni retroscena produttivi di cui vi avevo in grandissima parte già scritto, mi fa piacere riproporvi la seguente dichiarazione, resa nota dal citato Cigarettes and Red Vines, che Elswit ha rilasciato ad American Cinematographer:
Paul è una delle poche persone con cui ho lavorato a possedere una indole poetica. Ciò gli permette di fare cose nei suoi film che ti rendi conto lo renderanno molto di più della semplice somma delle sue parti. Si tratta di una combinazione del modo in cui si gira e si cura l'illuminazione, del modo in cui il film viene recitato e montato e, infine, del modo in cui ogni cosa entra in risonanza con tutto il resto. Ogni scena fa qualcosa di più che raccontare una storia; fa qualcosa che è difficile da rendere a parole. E ciò credo che permetta di porre Paul nella stessa cerchia di registi quali Bergman, Kurosawa, Ozu e Ford.
Se Paul Thomas Anderson sia davvero all'altezza dei quattro maestri citati da Elswit, lo dirà solo il tempo. Per ora, comunque, sembra essere forse l'unico nel panorama statunitense a poter seriamente ambire ad essere considerato, in futuro, un grande maestro del cinema. In fondo, nella storia del cinema sono davvero pochi i registi che, all'età di 41 anni (fra poco più di un mese Anderson ne compirà 42), possono già vantare due capolavori (Magnolia e Il petroliere) e due film straordinari (Ubriaco d'amore e Boogie Nights, del quale Kubrick, ad esempio, era un grande estimatore). In attesa di The Master.
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