lunedì 24 gennaio 2011

"Grindhouse - A prova di morte" di Quentin Tarantino


Cinema allo stato puro e adrenalico nel senso nobile del termine, Grindhouse – A prova di morte è una vera e propria gioia per gli occhi. Appassionato e ludico omaggio ai film di serie Z degli anni '70 proiettati nelle sale di infima categoria che Tarantino ha frequentato sin da piccolo, il film è un esemplare saggio di regia. In fin dei conti per un'ora e tre quarti succede poco o nulla: due gruppi di ragazze, uno del Texas e l'altro del Tennessee, si imbattono nel bizzarro e diabolico Stuntman Mike (Kurt Russell), ex controfigura di serie televisive di bassa lega che passa con disinvoltura la propria vita ad uccidere bellezze incontrate nei più svariati luoghi degli Stati Uniti. Nel mezzo parole, parole e ancora parole in frenetici discorsi tra giovani donne disinibite che parlano di sesso, uomini e cinema (film grindhouse di culto come Zozza Mary, pazzo Gary o Punto Zero).
Eppure Quentin Tarantino riesce a rendere tutto questo un'esperienza unica, ricorrendo ad uno stile di regia movimentato e sensuale e ad una colonna sonora come al solito straordinariamente cool. Lo spettatore viene scaraventato dentro il film sin dal primo minuto e inserito con forza all'interno di una molteplicità di citazioni e personali ossessioni tarantiniane (vedi ad esempio il feticismo per i piedi femminili).


I dubbi sul senso generale dell'operazione è anche legittimo che sorgano, fatto sta che Tarantino continua a dimostrare film dopo film di essere un fuoriclasse della macchina da presa, riuscendo a padroneggiare il mezzo filmico come solo Paul Thomas Anderson (Magnolia, Il Petroliere) e Darren Aronofsky (Requiem for a Dream, Black Swan) hanno negli ultimi quindici anni dimostrato di saper fare nel contesto statunitense. Almeno due sequenze da antologia: lo striptease mozzafiato che Vanessa Ferlito concede a Kurt Russell e l'inseguimento in macchina finale.

Articolo pubblicato su moviesushi

2 commenti:

  1. Questo è il film di Tarantino che mi ha convinto di meno. I dialoghi non sono brillanti, ma vuoti, inutili; e i personaggi sono tutti uguali e parlano bene o male delle stesse amenità. Però lo striptease come hai detto tu, e la scena del macchinicidio sono da antologia.

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  2. Certo non è all'altezza di "Pulp Fiction", "Le iene", "Jackie Brown" o i due "Kill Bill", ma io l'ho ugualmente apprezzato. Mi hanno invece deluso, in diversa misura, gli ultimi "Bastardi senza gloria" e "Django Unchained".

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