Fresco di 11 nomination agli Oscar e dopo essersi aggiudicato poco più di una settimana prima il Golden Globe per la miglior regia, arriva finalmente nei cinema italiani Hugo Cabret di Martin Scorsese. Uscito negli Stati Uniti lo scorso 23 novembre, il film è finora risultato un grosso insuccesso commerciale (è costato la bellezza di 170 milioni di dollari e ne ha incassati 90 nei botteghini di tutto il mondo) pur essendo stato unanimemente apprezzato dalla comunità critica internazionale.
Tratta dal pluripremiato racconto illustrato di Brian Selznick La straordinaria invenzione di Hugo Cabret, la pellicola narra la storia del dodicenne Hugo (Asa Butterfield, il giovane attore de Il bambino con il pigiama a righe), un orfano che nella Parigi degli anni trenta del Novecento, mentre tenta con perseveranza di riparare un automa meccanico lasciatogli dal padre defunto (Jude Law), vive segretamente all’interno di una grande stazione ferroviaria occupandosi della manutenzione dei diversi orologi presenti nella struttura. Qui incontra Isabelle (Chloë Grace Moretz, nota per l’eccezionale interpretazione in Blood Story), la figlia adottiva di un misterioso giocattolaio intento a lasciarsi alle spalle le intense delusioni riservategli dal passato (Ben Kingsley). Con l’evolversi della storia, i due ragazzi scopriranno un insospettabile legame tra il padre di Hugo e la straordinaria vita di qualche decennio prima del proprietario del negozio di giocattoli.
Hugo Cabret scorre con estremo piacere di chi guarda per le sue due ore circa di durata, riuscendo mirabilmente a tratteggiare una Parigi affascinante e magica e, al contempo, dimostrandosi capace di dosare con ammirevole equilibrio i toni drammatici e quelli fiabeschi, avventurosi e comici (ottimo il lavoro di adattamento dello sceneggiatore John Logan, già collaboratore di Scorsese in The Aviator).
Il primo film in 3D del grande regista newyorchese, ormai quasi settantenne, è insieme un’appassionante avventura per ragazzi e una commovente dichiarazione d’amore al cinema e alla sua straordinaria capacità di dare forma, attraverso il proprio linguaggio in fondo avvicinabile a quello dei sogni, ad esperienze indelebili che segnano e scandiscono profondamente le vite degli esseri umani.
L’operazione portata avanti da Scorsese è da questo punto di vista assai suggestiva e nobile, in quanto è facile leggere tra le righe l’intento di infondere nel giovane pubblico contemporaneo una genuina passione per la settima arte. Hugo Cabret è infatti forse il primo film per ragazzi della storia del cinema ad essere anche un grande esplicito omaggio all’arte cinematografica.
L’opera di Scorsese, però, si rivolge indubbiamente anche ai cinefili, oltre ai ragazzi che si auspicherebbe lo divengano in futuro: numerose ad esempio sono le citazioni relative al cinema del periodo muto, persino con veri e propri inserti di sequenze di film di Méliès, dei fratelli Lumière o che vedono protagonista l’attore Harold Lloyd. Va da sé l’istituzione di un inevitabile, suggestivo parallelismo tra la purezza del candido universo dei ragazzi e l’inguaribile sguardo sognante sul mondo proprio degli amanti del cinema e, in generale, dello spettatore cinematografico. Da questo punto di vista, è assolutamente paradigmatico il toccante momento in cui Hugo e Isabelle si intrufolano di nascosto al cinema, ritrovandosi a vedere la storica scena di Preferisco l’ascensore (Safety Last!, 1923) in cui Lloyd per non cadere dal grattacielo si aggrappa alla lancetta del grande orologio posto alla sommità dell’edificio (sequenza questa, tra l’altro, esplicitamente citata più avanti nel film).
L’utilizzo del 3D è molto convincente e si sposa perfettamente con lo stile avvolgente e i movimenti fluidi della macchina da presa di Scorsese. Alcuni piani sequenza e scene d’azione sono davvero spettacolari: si pensi anche solo alla lunga macro-sequenza che anticipa il titolo del film, oppure ai numerosi inseguimenti che vedono protagonisti Hugo e il bizzarro ma temibile ufficiale di polizia della stazione ferroviaria (interpretato da un Sacha Baron Cohen particolarmente a proprio agio in un ruolo per lui a dir poco inedito). Ottime le prove dei due giovani protagonisti, mentre è sorprendente la somiglianza fisica di Ben Kingsley con il personaggio che porta sullo schermo, la cui identità segreta ci guardiamo bene dallo svelarvi. Da non perdere.
Articolo pubblicato su Taxi Drivers
vorrei portarci mio figlio di 8 anni, è piccolo o pensi possa apprezzare?
RispondiEliminaMi sentirei di dire che apprezzerà molto l'ambientazione fantastica e l'avventura cui prendono parte i due ragazzini protagoniti del film. L'unica mia perplessità è legata al fatto che "Hugo Cabret" è in 3D. Non so se tuo figlio ha già visto qualche altro film in 3D (magari un film di animazione) e se ha avuto qualche tipo di fastidio durante la visione. In alternativa, comunque, dovrebbero essere distribuite anche alcune copie in 2D dell'opera di Scorsese.
RispondiEliminaCiao, ti ho votato anch'io x il Versatile Blog Award. Piacere di conoscerti, passa a trovarmi se capita: recensionidipancia.blogspot.com
RispondiEliminaGrazie mille Barbarella, dopo averti ringraziato sul tuo blog lo faccio molto volentieri anche qui da me!
RispondiEliminaNon vedo l'ora di andare a vedere Hugo Cabret, mi attira tantissimo. Peccato solo che dopo un po' il 3D inizia a farmi stare male
RispondiEliminaaaaaaaah non vedo l'ora di vederlo, sono una grande estimatrice di Martin :)
RispondiEliminapoi fammi sapere che ne pensi, allora! Ho fatto un giro sul tuo blog ... ti terrò d'occhio senz'altro! :)
RispondiEliminamah.. io non l'ho amato moltissimo.. esistono film per bambini capaci di parlare anche agli adulti: "hugo" non appartiene a questa categoria.
RispondiEliminabella recensione comunque!
ciao,
alberto
(albertogallo.wordpress.com)
ti ringrazio per i complimenti sulla recensione, nonostante mi pare di capire tu non la condivida. Questa in qualche modo è una cosa che mi fa ancora più piacere.
RispondiEliminaI giudizi su un film infatti possono essere differenti e i più vari, ma l'importante è che una recensione risulti chiara, ben scritta e sopratutto riesca ad argomentare e ad articolare in modo esaustivo (e preferibilmente sintetico)le posizioni sostenute dall'autore. Quando scrivo cerco sempre di seguire queste semplici linee guida e spero tanto che ciò emerga!
Mi sono persa quasi tutti i film del momento a causa di una fastidiosissima influenza. Però questa settimana ho iniziato a recuperare guardandone tre di seguito. Pina di Wim Wenders (forse non attualissimo), Paradiso Amaro e Hugo Cabret. Fammi dire che secondo me questo film è stupendo e che considerarlo un film per ragazzi solo perché tali sono i protagonisti è riduttivo. Il 3D mi ha fatto girare un po' la testa ma in questo caso era assolutamente giustificato. Tutta la ricostruzione dei film di Méliès è puro incanto per gli occhi; quest'uomo era un genio e un artista e mi piange il cuore al pensiero che a un certo punto sia andato in disgrazia. A proposito che tu sappia è vero quello che si vede nel film che a un certo punto è stato riconosciuto il suo talento quand'era ancora in vita o si tratta solo della trama del romanzo e del film? Insomma sarà che amo il cinema e i film sul cinema ma penso che questo film meriti di sicuro qualche Oscar. Scusami la prolissità ma è l'entusiasmo.
RispondiEliminaSono totalmente d'accordo con quello che scrivi: non può certo semplicemente essere considerato un film per ragazzi, ma anche un film per adulti che amano il cinema. Sì, effettivamente a Méliès un decennio circa prima della morte venne nuovamente riconosciuto il suo grande talento e la sua figura fu per così dire riscoperta. Tant'è che gli venne anche riconosciuta nel 1931 - sette anni prima della morte, avvenuta nel 1938 - la Legione d'onore, vale a dire l'onoreficenza più alta attribuita dalla Repubblica francese.
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RispondiEliminaGrazie per l'interessante resoconto di buon auspicio. In realtà era un gioco divertente. Sguardo avanzato a molto più piacevole da te! A proposito, come potremmo comunicare?
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