A poco più di due anni di distanza dalla versione scandinava di Niels Arden Oplev (Uomini che odiano le donne), arriva nei cinema italiani il nuovo adattamento cinematografico firmato da David Fincher del primo capitolo della fortunata saga letteraria di Stieg Larsson. Tre settimane fa vi avevo già scritto che sulla carta le atmosfere delle pagine dello scrittore svedese, scomparso anzitempo nel novembre del 2004, si adattavano perfettamente allo stile e alla poetica del regista di Seven, Fight Club, Zodiac e The Social Network (questi a mio avviso i suoi titoli più riusciti). Dopo la visione di Millennium - Uomini che odiano le donne, tutto ciò mi è risultato evidente nei fatti (o, per meglio dire, nelle immagini). L’unico handicap per lo spettatore europeo (che a differenza di quello americano conosce bene l’originale del 2009) è la vicinanza cronologica tra i due film. Va da sé che l’opera di Fincher non può far certo leva sui colpi di scena di cui si alimenta la storia con protagonisti il giornalista Mikael Blomkvist e l’hacker Lisbeth Salander, né tanto meno sulla suspense legata al procedere della loro appassionante attività investigativa. Il che naturalmente non è un problema di poco conto.
Eppure, l’adattamento fincheriano è piuttosto interessante (più dell’originale, che comunque è un buon film) sia per lo stile e la messa in scena che per la delineazione dei personaggi e degli ambienti (ottima la fotografia di Jeff Cronenweth). Il mestiere del quasi cinquantenne cineasta nordamericano è ben visibile e si apprezza in modo particolare (molte le sequenze degne di nota e che marcano un netto salto in termini qualitativi rispetto al lavoro di Oplev) e le interpretazioni sono tutte di pregevole fattura. Per quanto gli omologhi svedesi (Michael Nyqvist e soprattutto Noomi Rapace, ambedue ora approdati ad Hollywood) si erano dimostrati all’altezza, Daniel Craig e Rooney Mara risultano davvero in parte e, coadiuvati dalla sceneggiatura dell’abile Steven Zaillan, riescono a conferire maggiori profondità e umanità ai personaggi. Se Craig nei panni del giornalista investigativo Blomkvist offre la migliore interpretazione della sua carriera, Rooney Mara (candidata all’Oscar) sorprende per come dà vita e corpo a un personaggio complesso e più fragile e adolescenziale di quello interpretato dalla Rapace. Prendendo invece in considerazione gli attori secondari, non c’è proprio storia: Christopher Plummer, Stellan Skarsgård e la stessa Robyn Wright, nonostante il piccolo ruolo, danno uno spessore di gran lunga superiore ai loro personaggi rispetto agli attori della versione svedese.
Il grande problema di Millennium - Uomini che odiano le donne, però, come già accennato, risiede nella sua eccessiva prossimità temporale all’originale. Visto il tipo di operazione (lontana ad esempio da quella attuata da Matt Reeves in Blood Story, che si distaccava nettamente da Lasciami entrare modificandone con evidenza la struttura narrativa), è più che lecito pensare che il film sia stato pensato principalmente per il pubblico statunitense che non aveva avuto occasione di vedere l’opera scandinava. Questo è un aspetto che non può affatto essere eluso nel contesto di una riflessione sulla pellicola di Fincher e che, d’altronde, va colto come la causa maggiore del non eccezionale risultato al botteghino del film in molti paesi europei.
L’indubbio coinvolgimento esercitato a tratti da Millennium - Uomini che odiano le donne, dovuto in gran parte alle ottime interpretazioni, alla convincente scrittura dei personaggi e alla maestria della messa in scena, va dunque inevitabilmente a interrompersi bruscamente soprattutto nei momenti in cui invece dovrebbe sprigionarsi il più elevato tasso di pathos: le svolte narrative sono infatti ben note e conosciute al pubblico europeo in generale e a quello italiano nello specifico, vista anche la recente messa in onda televisiva della mini-serie ricavata dai tre lungometraggi di produzione scandinava.
La sensazione è quindi che lo spettatore che conosce già la storia avendo visto il film del 2009, se non particolarmente sensibile alle componenti dello stile e della messa in scena (la cerchia si restringe quindi a cinefili, studenti di cinema e appassionati della settima arte), non trarrà grande godimento da questa nuova versione che, a solo un paio di anni di distanza o poco più, chiede al pubblico di appassionarsi alle vicende di un film di quasi due ore e quaranta che sul piano narrativo si discosta ben poco dall’originale (anche se in modo piuttosto intelligente, attraverso una serie di dettagli più o meno rilavanti). Doveroso accenno finale alla potentissima sequenza dei titoli di testa accompagnata dall’ipnotica versione “eccessiva” di Immigrant Song dei Led Zeppelin, riarrangiata per l’occasione da Atticus Ross e Trent Reznor e cantata da Karen O degli Yeah Yeah Yeahs.
Mi è piaciuto molto il romanzo, e abbastanza la prima versione svedese. Certo è molto difficile raccontare per la terza volta la stessa storia, tra l'altro thriller, in cui l'effetto sorpresa è fondamentale....
RispondiEliminaConfesso di non aver amato molto il romanzo. Però come ti avevo già scritto in precedenza Fincher e Craig mi sembrano una garanzia. E le buone recensioni lette in giro sono la conferma.
RispondiEliminaA me è piaciuto molto.
RispondiEliminaCerto, il thrilling si perde, avendo già ben chiaro cosa accadrà, ma resta davvero un prodotto notevole.
E Rooney Mara è fenomenale.
Da un lato almeno sulla carta non ha molto senso un progetto del genere. Però David Fincher è quello che è, Rooney Mara sembra il clone perfetto della Lizbeth letteraria, come si fa a non desiderare di vedere Uomini che Odiano le Donne? Sento che sarà un ottimo film, anche senza suspense. Ma come mai in America guardano solo film americani? Certo che sono di mentalità aperta
RispondiElimina@MrJamesFord: completamente d'accordo con te. Se non avessi visto l'originale probabilmente sarei rimasto folgorato dal film di Fincher.
RispondiElimina@ElectroMode: Sì, in America sono abituati a vedere i loro remake fatti in casa piuttosto che gli originali, non c'è dubbio. Il fatto è che in questo caso si tratta di un remake quasi in presa diretta (piuttosto fedele all'originale, tra l'altro)
@Affari nostri e newmoon35: io sicuramente vi consiglierei di andarlo a vedere il film, certo non vi nascondo però che la vicinanza temporale rispetto all'originale - almeno a me - ha creato più di qualche problema. Detto ciò, nulla da dire sull'opera di Fincher, solida e assai godibile dal punto di vista estetico
Nonostante tutto mi interessa molto. Visto poi il nome del regista, anche se la storia è conosciuta, credo di poterlo apprezzare.
RispondiEliminaRagazzi, chi di voi non ha ancora avuto modo di vedere la versione di Fincher ma ha già visto quella svedese, mi faccia poi sapere, dopo che avrà visto "Millennium - Uomini che odiano le donne", come ha vissuto il remake e in particolare tutta la questione di cui parlo legata alla eccessiva vicinanza tra i due film, che considero un handicap non di poco conto.
RispondiEliminaIo devo dire che ho apprezzato molto il film, ho sia letto il libro che visto la versione svedese (che mi è piaciuta) ma qui il ritmo (soprattutto della prima parte) del film mi ha coinvolto molto (rimo veloce e serrato che mi ha ricordato quello di Social network). Secondo me Fincher punta molto sui due personaggi principali e oltre che dargli molto spazio è aiutato da sue belle interpretazioni (sono d'accordo con la tua osservazione della fragilità di Lisbeth interpretata dalla Rooney). Beh sui titoli di testa ci sono poche parole per me sono già cult. Direi che Fincher, non delude per niente, e a mio parere è un ottimo film. E' vero che per la vicinanza con il film originale, soffre un pò per la storia, ma la scelta stilistica è, a mio parere così forte, che il film rimane molto godibile e abbastanza emozionante.
RispondiElimina@Unknown: mi trovi completamente d'accordo: sottoscrivo tutto quanto hai scritto.
RispondiEliminaRimango però dell'opinione che, come ho scritto nella recensione, "lo spettatore che conosce già la storia avendo visto il film del 2009, se non particolarmente sensibile alle componenti dello stile e della messa in scena (la cerchia si restringe quindi a cinefili, studenti di cinema e appassionati della settima arte), non trarrà grande godimento da questa nuova versione".
E infatti tu parli di uno scelta stilistica così forte da farti apprezzare il film in modo particolare (concordo pienamente).
Se la mia teoria non è sbagliata, tu faresti allora parte di quella cerchia di appassionati di cinema, studenti (o ex studenti) di cinema e cinefili in grado di apprezzare lo stile e la sapienza della messa in scena di "Millennium - Uomini che odiano le donne" e, di conseguenza, capace di godere dello spettacolo nonostante la storia nota e stranota ;)
Ciao Luca! ecco la mia recensione su Millennium:
RispondiEliminahttp://solosapere.com/2012/02/11/lennesima-conferma-di-david-fincher-millennium-uomini-che-odiano-le-donne-2011/
Grazie per la segnalazione. Appena avrò qualche minuto di tempo me la andrò a leggere con piacere!
RispondiEliminaHo citato la tua recensione di Uomini che odiano le donne in un mio post.
RispondiEliminaLe recensioni di Uomini che odiano le donne
http://dino-freezone.blogspot.com/2012/03/le-recensioni-di-millenium-uomini-che.html
Ti ringrazio molto, colgo l'occasione per rinnovarti i miei complimenti per il tuo bellissimo e aggiornatissimo blog!
RispondiEliminaHo amato tutti i libri della trilogia di larson e ancora di piu i film svedesi...questo è senza ombra di dubbio un film splendido, ma a mio avviso non regge il confronto con quello svedese
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