Proprio in questi giorni sta girando il suo nuovo film da regista, che mostrerà la corruzione del mondo politico nordamericano e si avvarrà di un cast eccezionale: oltre a Clooney stesso, partecipano infatti al progetto Ryan Gosling, Paul Giamatti, Evan Rachel Wood, Marisa Tomei e Philip Seymour Hoffman. The Ides of March dovrebbe essere distribuito nelle sale americane e italiane nel 2012 e, tra i film attualmente in produzione, è sicuramente uno dei più attesi. Intanto, ci fa piacere ricordare l’ultima fatica dietro la macchina da presa di George Clooney, In amore niente regole (spregevole traduzione italiana del titolo originale Leatherheads), una riuscita commedia ironico-sentimentale, godibile e spassosa, ambientata nel mondo del football americano.
Siamo nella metà degli anni Venti, periodo in cui cominciavano timidamente a svilupparsi le basi per una forma professionistica di questo sport, affermatasi poi nel decennio successivo cavalcando l’onda del boom economico. Dodge (Clooney) è un buon giocatore di football che ha la grande intuizione di mettere sotto contratto per la propria squadra Carter Rutheford (Krasinski), il più forte giocatore d’America nonché eroe di guerra e vero e proprio mito nazionale, destinato inevitabilmente a riempire tutti gli stadi del paese. Sul suo passato nella Grande Guerra, però, comincerà ad indagare l’attraente e capace giornalista Lexie (Zellweger).
Il film del 2008, come si sarà già intuito, ha poco a che fare con le prime due regie del divo hollywoodiano (le estremamente interessanti Confessioni di una mente pericolosa e Good Night, and Good Luck), pellicole esplicitamente “impegnate”, profonde ed intense: Leatherheads – letteralmente “teste di cuoio”, che si riferisce ai caschi portati dai primi giocatori di football americano – si propone infatti come un brillante e delizioso divertissement, una piacevole e scanzonata escursione nella commedia romantica e sofisticata. Alcuni scambi tra George Clooney e Renée Zellweger rimandano piuttosto chiaramente proprio alle sophisticated comedies della Hollywood degli anni d’oro, ed in particolare a quelle di Capra ed Hawks; e non è difficile immaginare che i due attori per questa pellicola si siano ispirati alla celebre coppia cinematografica composta da Cary Grant e Katharine Hepburn. Clooney è molto abile nell’ innestare, all’interno di questo contesto deliberatamente spensierato e gaio, una riflessione costante e per nulla banale sulla natura ineluttabilmente mendace dell’iconismo e del divismo, mostrando come i grandi eroi nazional-popolari siano spesso creati, o meglio costruiti, sulla menzogna per fini strumentali e opportunistici (in questo caso non può che venire in mente il discorso centrale alla base di Flags of our fathers di Clint Eastwood). L’interpretazione della Zellweger è molto convincente, così come quella di Clooney, che conferisce con ironia tutto il suo carisma al personaggio, forse però caricandolo un po’ troppo in alcuni frangenti. Buona la sceneggiatura degli esordienti Brantley e Reilly.
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