A corrente alternata. Forse nessun'altra definizione restituirebbe meglio il senso di questa commedia romantico-satirica ambientata nel mondo della grande editoria statunitense e basata sul best-seller in cui l'autore Toby Young, ex giornalista inglese di Vanity Fair, descrive ironicamente le proprie disavventure come redattore della celebre rivista.
Il protagonista del film Sidney Young (Simon Pegg) dirige un'audace periodico britannico di spettacolo che si diverte a prendere in giro i grandi nomi dello show-business. Squattrinato ma animato da una forte passione per il proprio lavoro, viene contattato dal direttore della rivista Sharps. Il potente Clayton Harding (Jeff Bridges), nostalgico dei vecchi tempi in cui era partito con il fondare una fanzine indipendente e dissacrante, si rivede in Sidney e decide così di proporgli di venire a lavorare per lui a New York. Sidney accetta con entusiasmo e da qui parte quella che sarà la sua parabola discendente.
L'intento era quello di mettere alla berlina, attraverso le armi della commedia, la frivolezza e la totale assenza di professionalità di molti giornalisti che si occupano di spettacolo, mostrando come il loro lavoro non faccia altro che fondarsi su un duplice canale pubblicitario: per la rivista che pubblica approfondimenti su personaggi di successo e, naturalmente, per questi ultimi che negli articoli vengono esaltati in modo indecente e tratteggiati quasi come degli dei.
Star System – Se non ci sei non esisti però non graffia mai veramente, alternando gags a volte anche molto divertenti (spicca qualche riuscito duetto tra Pegg e Bridges) a una serie notevole di momenti morti in cui la narrazione si trascina stancamente, risultando un po' indigesta.
L'intero film va fortemente a corrente alternata, come dicevamo all'inizio. E qui la complicità della sceneggiatura di Peter Straughan è decisiva: tant'è che quando gli attori (l'inglese e sgraziato Simon Pegg su tutti) sono supportati da buone battute riescono sempre a creare un'atmosfera ironica e spassosa.
L'intero film va fortemente a corrente alternata, come dicevamo all'inizio. E qui la complicità della sceneggiatura di Peter Straughan è decisiva: tant'è che quando gli attori (l'inglese e sgraziato Simon Pegg su tutti) sono supportati da buone battute riescono sempre a creare un'atmosfera ironica e spassosa.
La regia di Robert Weide (al suo primo lungometraggio) è piatta e priva di mordente anche per una commedia scanzonata. Esilarante, invece, l'utilizzo come sorta di leit motiv della imponente campagna di lancio del film Madre Teresa – The Making of a Saint, in cui la figura della santa è interpretata in modo alquanto improbabile da un'affascinante e dissoluta Megan Fox.
insomma, così così. avevo letto commenti più brillanti ma la sensazione che mi dava la trovo più nella tua rece.
RispondiEliminaSe vuoi vederti una commedia recente dove non si smette mai di ridere, neanche per un attimo, ti consiglio Soul Kitchen. Sul blog trovi anche la mia recensione.
RispondiEliminaSulla stessa lunghezza d'onda in quanto a ritmo e risate garantite a volontà, c'è poi l'irresistibile e dissacrante Four Lions, storia di una banda sfigata di terroristi incompetenti che tragicomicamente cercano in tutti i modi di portare a termine un attentato a Londra, che uscirà da noi il 3 giugno prossimo.
four lions è un pezzo che ce l'ho lì pronto... visto anch'io soul kitchen, bello davvero e divertente sì!
RispondiEliminaaspetto una tua recensione su Four Lions allora ... ;)
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